Writer e pittore statunitense, Jean-Michel Basquiat è stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano (in inglese Steet art) trasportando, insieme all’amico e collega Keith Haring, questo movimento dalle strade alle gallerie d’arte.
Nato a New York da padre haitiano e da madre statuninense, Jean-Michel Basquiat manifesta precocemente la sua predisposizione al disegno, ispirato dai cartoni animati e soprattutto dalle frequenti visite al Metropolitan Museum e al Moma.
Nel 1975, a seguito del divorzio dei genitori, Jean-Michel scappa di casa: arrestato per vagabondaggio, l’anno seguente inizia a frequentare la City-as-School a Manhattan, dove conoscerà un giovane artista di nome Al Diaz: con lui inizia a realizzare graffiti per le strade di Ney York, firmandoli con l’acronimo SAMO.
Ritenendola poco utile, nel 1978 Basquiat lascia la scuola e cerca di guadagnarsi da vivere vendendo cartoline da lui decorate. Nel tentativo di promuovere questa sua opera, fa la conoscenza di Andy Warhol con il quale stringerà una profonda amicizia.
In questi anni frequenta i più esclusivi club di New Work, legandosi con personaggi dello spettacolo come Madonna e dell’arte come Keith Haring.
Basquiat ebbe grande successo, ma la sua tossicodipendenza da eroina, aggravata dalla morte di Warhol, lo porterà ad una prematura morte a soli 27 anni.
Fino al 26 febbraio, il Mudec di Milano ripercorre la rapida carriera dell’artista americano, che ha saputo dare una personale e particolare interpretazione del graffitismo, facendo convivere senza contrasti cultura occidentale e africana. Un percorso cronologico dai primissimi graffiti alle ultime tormentate opere, in una sintesi di spunti autobiografici, tradizioni africane, ovvi riferimenti alla Pop Art e un accenno anche all’Art Brut di Jean Dubuffet.